| Ivano Fossati: un disco, un libro e l'annuncio del ritiro
Un nuovo album. Un libro autobiografico curato dal giornalista Renato Tortarolo, fatto di musica, immagini, parole e intitolato – e non a caso – «Tutto questo futuro» (Rizzoli, 49 euro). E infine un tour che partirà da Milano il 9 novembre e che toccherà gran parte delle città italiane. Eppure oggi, più che di questo, si parla dell'annuncio del ritiro dalla scene di Ivano Fossati. La notizia ha monopolizzato l'attenzione. E comprensibilmente, ma è un peccato. Perché «Decadancing» (Emi), uscito il 4 ottobre nei negozi tradizionali e in formato digitale, regala dieci canzoni inedite, alcune delle quali tra le più intense di Fossati. E alcune politiche in senso lato, istantanee virate seppia delle vite di tutti noi, del mondo e delle cose che cambiano vertiginosamente. Un lavoro, ha spiegato, «in cui non parlo di me ma di quello che mi sembra di aver capito in tutto questo tempo insieme agli altri».
Domenica sera, nello studio di «Che tempo che fa», intervistato da Fabio Fazio, il sessantenne cantautore genovese getta il sasso: «Dopo questo Decadancing non credo che avrò l'energia per registrare altri dischi». Nessuna polemica con il mondo della spettacolo: «Sono sempre stato trattato bene. Non è la musica che abbandono: abbandono il mestiere, la discografia, il meccanismo album-promozione-tour. Voglio continuare a studiare e a suonare per passione. Magari, se farò un bel pezzo, lo proporrò a un amico musicista, ma niente di più. Negli ultimi cinquant'anni le formule del pop sono le stesse: persino ascoltando un giovane gruppo che adoro, i Kasabian, ritrovo schemi che ricalcano i Beatles. Io non voglio continuare a ripetermi, a fare tour e cd all'infinito».
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